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11/11/2016

Categoria: Notizie

In Italia sempre meno brevetti e lavoratori tecnici
Presentato l’otto novembre a Roma l’ultimo rapporto del Centro Studi Opificium, in occasione del convegno “Innovare per crescere. Le professioni tecnico ingegneristiche motore della ripresa” organizzato dal Consiglio Nazionale dei Periti Industriali, da cui emerge che negli ultimi cinque anni il numero dei lavoratori tecnici in Italia ha subito una flessione (-0,3% passando da 3 milioni 939 mila a 3 milioni 925 unità, rispetto al +6% in Europa tra 2011 e 2015 con punte in Germania, Irlanda e Svezia intorno al 15%) e il mancato rinnovamento del capitale professionale ha contribuito ad aumentare il divario tra il nostro Paese e l’Europa, sia in termini di innovazione che di crescita.
Per quanto l’Italia vanti un livello di incidenza di professionalità tecniche sul complesso della forza occupazionale in media con il resto d’Europa (17,7%), questo risulta però inferiore a quello di Paesi come la Germania (22,6%) e la Francia (20,4%) che al pari di noi presentano una spiccata vocazione manifatturiera.
Un recente studio di Eurostat conferma la bassa capacità di presidio del Paese in uno dei settori tecnici più innovativi dell’economia, quello delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT). Con il 2,5% di occupati, sul totale dei lavoratori, l’occupazione in questo settore riveste in Italia un ruolo del tutto residuale, se comparato al resto dell’Europa (dove la percentuale si attesta al 3,5%) e a Paesi quali Francia (3,6%), Germania (3,7%), Paesi Bassi (5%), Regno Unito (5%).

Meno brevetti e pochi giovani
Alla riduzione della base occupazionale è corrisposto il rallentamento dei processi di ricambio generazionale, con il risultato che oggi, su 100 lavoratori occupati in posizioni tecniche intermedie, solo il 35,7% ha meno di 40 anni. Un mancato rinnovamento di professionalità tecniche che ha influito anche in termini di innovazione: infatti l’Italia presenta un gap rispetto alle altre economie che poco si addice alla settima economia del mondo. Con 70 applicazioni per brevetti ogni milione di abitanti nel 2014 (10 in meno rispetto al 2004) l’Italia presenta una media di molto inferiore a quella europea (112 brevetti ogni milione di abitanti) e di gran lunga inferiore a quella di Germania (256) e Francia (138). Anche considerando il numero di applicazioni in valori assoluti la posizione italiana non migliora: nel 2014 eravamo al sesto posto per brevetti presentati nel settore delle ICT e del biotech, al settimo per l’high technology.

I profili più richiesti
Le stime del Cedefop (Agenzia di ricerca sull’istruzione e la formazione tecnica e professionale nell’Unione Europea) prevedono per l’Italia, tra 2015 e 2025, la creazione di nuove opportunità occupazionali per oltre 2 milioni di profili tecnici intermedi.
Ancora secondo l’indagine Excelsior promossa da Unioncamere su oltre 560 mila assunzioni previste per il 2016, quasi 80 mila (il 14%) riguarda infatti i profili di area tecnica, e tra questi, una quota rilevante (quasi 25 mila) è rappresentata dai tecnici dell’ingegneria.
Tra i profili più richiesti: analisti e progettisti di software (9320 assunzioni, il doppio rispetto a quattro anni fa), disegnatori industriali (3500 assunzioni previste, con un incremento del 42,3% rispetto al 2012), i tecnici programmatori (3180, con un incremento del 73,8%), tecnici esperti in applicazioni (2760), tecnici della produzione manifatturiera (2580).
Anche nelle public utilities una quota significativa di nuove assunzioni è destinata a profili di area tecnico ingegneristica (il 14,6%), cosi come negli ambiti del manifatturiero più innovativo dove la quota di tecnici dell’ingegneria tra i neoassunti si colloca al 12,6% nella fabbricazione di macchine e mezzi di trasporto, al 13,4% nelle industrie farmaceutiche e chimiche, e all’11,2% nelle industrie elettriche ed elettroniche. Il 38,8% delle assunzioni previste di tecnici dell’ingegneria è inoltre destinato all’area progettazione, ricerca e sviluppo, il 13,1% ai sistemi informativi, il 15,9% alla produzione di beni e servizi, il 9% dovrà occuparsi di certificazioni in materia di ambiente e sicurezza, mentre il 7,2% di controlli sulla qualità e il 5,2% di logistica e distribuzione.

 (articolo di martedì 8 novembre 2016 su: http://www.casaeclima.com/ar_29119__Indagine-CNPI-Italia-sempre-meno-brevetti-lavoratori-tecnici.html?mc_cid=c6ad5c6ca5&mc_eid=21de528b13)